Tu sei pazzo, mica Van Gogh


L’altro giorno ho visto un interessante documentario su Focus che illustrava una teoria alternativa sull’amputazione dell’orecchio e sulla morte di Van Gogh. Non è nulla di che, ma mi ha incuriosito quel tanto che basta per portarmi a scrivere questo articolo.

Secondo la storia ufficiale, Van Gogh si tagliò l’orecchio in un momento di follia successivo ad una lite avvenuta con Gauguin. La sua morte sarebbe invece avvenuta per suicidio (tramite un colpo di pistola).

Esistono però diverse teorie alternative per spiegare l’accaduto, teorie tanto affascinanti quanto carenti di prove.


andiamo al sodo

Van Gogh e Gauguin convivevano nella Casa Gialla di Arles, una piccola dimora a due piani che Van Gogh affittò nel settembre 1888 con l’idea di trasformarla in una comunità di artisti. I protagonisti della nostra storia avevano caratteri e visioni artistiche incompatibili tra loro che, combinati alla loro convivenza “forzata” (Gauguin dimorava in quel luogo più per necessità economica che non per propria inclinazione), portarono ad una tensione crescente nel rapporto.

Secondo gli studiosi tedeschi Hans Kaufmann e Rita Wildegans, nel 23 dicembre 1888 tale conflitto culminò in una lite furibonda in cui Gauguin, essendo uno spadaccino, estrasse la sua spada e provocò un profondo taglio all’orecchio di Van Gogh.

La lite sarebbe stata provocata da Rachel, una prostituta per la quale i due artisti provavano, ognuno a modo proprio, affetto. Van Gogh (che possiamo dedurre non essere proprio stabilissimo emotivamente) completò allora la recisione del suo stesso orecchio e lo mise in una scatola che recapitò alla colpevole morale della lite con l’amico/nemico Gauguin.

Secondo questa teoria, il “pittore pazzo” si sarebbe in realtà addossato la responsabilità dell’amputazione del suo orecchio per coprire Gauguin da conseguenze legali dovute al suo gesto.

Non sarebbe dunque un completo pazzo quanto piuttosto un buon amico.

Riguardo invece il suicidio, i due studiosi americani Naifeh e Smith sostengono che il colpo di pistola sarebbe partito non per mano del pittore, ma di uno dei ragazzi che frequentavano la Casa Gialla. Il giovane stava parlando con Van Gogh e giocando con la sua arma da fuoco, facendo erroneamente fuoriuscire un colpo.

Ciò sarebbe stato dedotto dal fatto che il proiettile avrebbe colpito Van Gogh di striscio all’addome a un angolo insolito per un gesto volontario, e non sarebbero emersi segni di bruciature da polvere da sparo sulle mani né altri indicatori di un suicidio classico

Si dice che sul letto di morte il pittore abbia pronunciato le parole “non accuso nessuno… sono io che volevo uccidermi”.

Anche in questa situazione, il pittore si sarebbe addossato la colpa dell’avvenimento per coprire il ragazzo resosi involontariamente fautore del crimine.


a dire il vero…

Nonostante il loro fascino, le teorie appena raccontate sono basate su una rilettura delle fonti già esistenti e non su elementi inediti: non ci sono prove inequvocabili che spingano ad un ripensamento complessivo della classica teoria dell’automutilazione e del suicidio, della quale la maggior parte degli storici rimane convinto.

Tuttavia, essendo io un ingegnere e non uno storico, posso permettermi di farmi intrigare da queste storie.


Angelo Antona, 7 AGOSTO 2025