Il non manifesto alla verticalità


Provo un piacere particolare nel riportare in vita dispositivi molto datati rendendoli usabili per un qualche scopo particolare. Ogni volta che lo faccio, scopro sensazioni nuove provenienti da un passato che non ho mai vissuto, di un mondo in cui le priorità erano molto diverse.

Il caso di oggi è quello dell’HP Compaq nx7300 dal quale sto scrivendo questo articolo, un notebook che di Compaq ha soltanto il nome, visto che è spesso come un libro da migliaia di pagine e pesante ad occhio e croce quattro kili.

Proveniente dal lontano 2000 e rimasto in un cassetto della scrivania di mio padre fino al mio odierno ritrovamento, vanta un maestoso Intel Celeron M monocore, accompagnato da ben 2Gb di ram (in origine 512 Mb). La sua capacità di calcolo è esigua, ma nonostante ciò si scrive con molto piacere, accarezzando dei tasti con una corsa di ampiezza impensabile per un computer moderno. Sembra quasi di digitare su una tastiera esterna per quanto è comoda, specialmente rispetto a quella del mio Macbook.

Installando poi una distro Linux super leggera (sto usando Puppy Linux) è possibile usare tutte le funzioni offline di base in maniera piacevole, venendo incentivati (o meglio, forzati) ad essere produttivi sull’IDE o sull’editor di testo, vista la lentezza nel visitare siti impegnativi o svolgere attività distrattive.

Il flusso di lavoro diventa semplicissimo: edita il testo (che sia codice o articolo), git add. , git commit -m … , git push ….

Niente conferenze di Barbero della durata di ore, niente video di geopolitica o qualsiasi altra distrazione da cui si ami farsi rubare tempo e vita.


Scambio di prospettiva

E’ facile criticare la verticalità dell’istruzione odierna compiangendo un passato nostalgico in cui la conoscenza era abbastanza limitata da poter essere tutta contenuta in un cranio umano. Non sarò quindi io a farlo in questo articolo.

Quello che però mi incuriosisce (e a tratti inquieta) è il notare che, ai tempi dell’orizzontalità culturale, gli strumenti usati erano quasi tutti verticali, ognuno con il proprio scopo e la propria funzione. Cultura orizzontale -> strumenti verticali.

La situazione di oggi è esattamente opposta (e non è uno svantaggio, almeno non da tutti i punti di vista). L’individuo è confinato per necessità in una sottilissima fetta verticale dell’immensa briciola di conoscenza raggiunta dall’umanità e ha a sua disposizione macchine orizzontali capaci di far tutto.

Da un lato, la comodità della condensazione di moltissime funzioni all’interno di un solo oggetto è innegabile ma, dall’altro, mi ritrovo spesso a non riuscire a concentrarmi proprio per l’eccesso di possibilità. Parlando poi dei sistemi digitali, il preservamento dell’intenzionalità dell’individuo non rientra esattamente tra i parametri di successo dell’azienda produttrice dato che, se l’utente fosse incentivato a scegliere, probabilmente non sprecherebbe ore della propria vita davanti ad una matrice di pixel luminosa e andrebbe a passeggiare nei boschi alla prima opportunità.

Tornando al caro Compaq nx7300 dal quale sto scrivendo queste banalità, avrete già intuito qual’è l’involontaria killer feature di cui è dotato: se devo scrivere un articolo per il mio sito, lo accendo, lo uso, quando finisco di scrivere l’articolo pusho su Git, lo chiudo e posso fare altro.

Una singola funzione, la svolge in maniera affidabile, mi permette di svolgerla meglio che su altri dispositivi, non fa altro.

Questo discorso vale in moltissimi casi.

Per esempio, ami ascoltare musica? Se usi il telefono come lettore multimediale, probabilmente accade spesso che, appena entrato nella home e visti colori e pattern delle icone di instagram/tikok/metti_nome_social_qualsiasi, parta un processo che ti porta a dimenticare il tuo intento iniziale: ti auto-illudi pensando “massì, vediamo solo per un attimo che succede su X” e dopo 2 ore ti svegli dal coma digitale rendendoti conto di non aver ascoltato alcun brano. Il beneficio di un dispositivo verticale come un lettore musicale dedicato, magari offline, è impagabile in termini di vita preservata ed esperienza d’ascolto.

Altro esempio banale: ti piace scattare fotografie? Forse, invece che sostituire il tuo buon telefono da 300€ con un iPhone 17 pro max da 1600, potresti semplicemente acquistare una fotocamera. E’ vero, non ce l’hai sempre in mano come uno smartphone (e forse è proprio così che dovrebbe essere), ma il semplice fatto di mettere in pausa ogni altra azione che stavi svolgendo per dedicare uno slot del tuo tempo a questa attività, ti farà ottenere di certo scatti migliori.

Con questo non voglio scrivere un manifesto alla verticalità, è ovvio che non si possa andare in giro con una valigia piena di strumenti monofunzionali tra i quali scegliere il più opportuno momento per momento, ed è ovvio che nella realtà odierna è anche parzialmente impossibile fare a meno di questa moltitudine di funzioni.

L’idea su cui sto riflettendo è però quella della riscoperta degli strumenti verticali; sto pensando che potrebbe essere utile e costruttivo scegliere le 3 attività produttive (e non per forza dal punto di vista economico/professionale) che si ritiene essere più importanti nella vita e dedicarvi strumenti verticali che permettano di isolarle dal resto di funzionalità comode ma superflue.


E quindi?

Non sono un guru della produttività e non pretendo di insegnare come gestire la propria vita ad altre persone, ma mi sembrava interessante mettere per iscritto una riflessione nata da un notebook del 2000 usato da mio padre per lavoro, da me resuscitato a fine 2025 come “macchina da scrivere”.

Dal canto mio, sto sperimentando questo approccio sulle attività che svolgo, dedicando strumenti verticali a scrittura, fotografia e studio. Per ora sembra una scelta positiva.

Ps. sono certo che molto di ciò che ho detto è già stato sperimentato, messo per iscritto e teorizzato, magari anche in maniera più coerente, da gente venuta prima di me. Io sto vivendo adesso, dando un ordine per quanto possibile al mio modo di esistere. Non scandalizzatevi quindi se siete più esperti di me sul tema o se conoscete libri che esprimono meglio questi concetti; piuttosto, scrivetemi una mail se avete consigli che reputate interessanti. Ve ne sarei grato.


Angelo Antona, 8 NOVEMBRE 2025